E' il 17 dicembre 1847 quanto muore Maria Luigia d'Austria, si chiude un capitolo della vita del Ducato di Parma e Piacenza che torna ai Borbone.
Ma il 1848 fu un anno decesimante travagliato e Carlo II passò la reggenza di queste terre al figlio Carlo III (nel dipinto a fianco)
Il Borbone non raccoglie certo la simpatia dei Parmigiani  spendaccione e donnaiolo, gravava sul popolo con sempre nuove tasse. 
Nel 1854 davanti alla chiesa di Santa Lucia, in Via Cavour, Carlo III di Borbone si attarda a salutare una ragazza alla finestra, e un passante lo pugnala uccidendolo.
La moglie Luisa Maria Teresa di Berry prende in mano la situazione, riesce a risanare le finanze dissestate del Ducato, ma capisce che i movimenti che vogliono l’unità d’Italia potrebbero avere la meglio. Delega i poteri ai suoi collaboratori, e si ripara con i figli verso Mantova, territorio Austro-Ungarico.
Parma é senza una vera e propria guida, è creato una forza dell'ordine, la Guardia Nazionale, che però non riesce a gestire i tanti atti di brigantaggio che spesso sono nelle cronache alcuni giornali dell'epoca: il Patriota e La Gazzetta di Parma.


Mulino di Bogolese in una foto scattata Dr Emilio Cocconi nel 1965

Spesso mascherati da Carabinieri questi sbandati si presentano davanti alle porte di signorotti, proprietari terrieri....
Uno di questi protagonisti di furti e rapine ha già troppi altri guai con la giustizia, tradisce la banda e comincia a collaborare con le forze dell'ordine.
Così anticipa il prossimo colpo ai militari: sarà al mulino di Bogolese di Paini Lanfranco.
La sera del colpo, il 16 febbraio del 1863 alle sette e mezza, il mulino é accuratamente sotto controllo.
Gli agenti pensano che avendo il presidio dell'edificio sarà facile prendere i malavitosi.
Ma l'imboscata fallisce visto che i briganti si ribellano e nasce un corpo a corpo tra le 12 guardie,i 6 abitanti del mulino contro i 10 della banda. Lo scontro finisce nel sangue con la morte di due militari e l'arresto dei banditi.
Da allora "La buja di Bogolese" é entrata nella storia.
Una delle pagine più tristi della storia sorbolese.

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